Keramiksymposium Gmunden

Testo scritto in occasione della partecipazione al Keramiksymposium Gmunden del 2018. 

Nel gran valzer delle residenze per artisti e dei simposi che caratterizzano, nell’ambito della ceramica contemporanea, questo inizio del terzo millennio, quello di Gmunden è senz’altro un momento particolarmente felice e riuscito, tale da meritare una giusta fama internazionale.

L’universo ceramica, formato da tante città di antica tradizione sparse in tutto il mondo, si presenta come una costellazione nella quale alcune luci brillano più di altre: sono le città che riescono a tener viva l’antica tradizione grazie ad artisti o manifestazioni di rilievo assoluto, ponendo così le basi per una nitida traccia della propria esistenza attuale.

E tra queste Gmunden, grazie al Simposio Ceramico, occupa senz’altro un posto di grande rilievo nel firmamento della contemporaneità.

Anche l’edizione 2018 di questa manifestazione non ha tradito le attese in virtù di alcuni elementi di grande interesse: artisti giovani e mid-career di grande perizia tecnica e spessore culturale; due luoghi di produzione coinvolti,  molto diversi tra loro, efficienti ed affascinanti al tempo stesso: uno permeato da uno spirito che riecheggia l’artigianato più tipico, l’altro più industriale, vocato alla serialità più serrata, ma ricchissimo di fascino ed oggetti di ispirazione; una giuria di respiro internazionale che non ha soltanto giudicato le opere degli artisti e scelto quelle più rappresentative per comporre la mostra finale del percorso progettuale, ma ha intavolato un dialogo con ogni artista; un dibattito vivace, denso, ricco di stimoli e motivi di profonda riflessione per tutti i partecipanti; una bellissima mostra finale, immensa in un luogo di grande densità intellettuale.

Tutti elementi, quelli sopra elencati, che fanno del Simposio di Gmunden un’occasione davvero straordinaria per gli artisti della ceramica contemporanea, sia che essi dipingano su semplici oggetti ceramici quotidiani, che lavorino con la scultura più materica, che diano vita ad esseri immaginari e fantastici o che trasportino sulla ceramica la propria vocazione pittorica; o che, ancora, sperimentino la scultura generata da stampanti 3D o i limiti della raffinatezza e della perizia tecnica del materiale.

La ceramica è estrema eterogeneità di contesti, materiali ed utilizzi, ed in questo senso il Simposio di Gmunden la rappresenta al meglio. La rappresenta nelle proprie contraddizioni, con la propria dialettica e con uno sguardo rivolto in avanti, all’orizzonte, come se quella leggera foschia che spesso avvolge il panorama del lago Traunsee visto dal centro del paese rappresentasse proprio il futuro ceramico, di inesprimibile e rarefatta bellezza.